Perché agli italiani piace parlare di cibo ? Avanzato – Livello C1

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Articolo di livello avanzato C1 – Per sottolineare l’importanza della tradizione gastronomica in Italia e dell’argomento « mangiare ». Vediamo come letteratura e cibo legano bene e come le tradizioni spiegano tanto delle differenze tra gli italiani.

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Complice l’Expo, siamo subissati dal tema cibo, proposto in tutte le salse. Il discorso intorno al food è presente sui media in quantità e concentrazione da overdose. Eppure rimane stranamente veloce, superficiale, spesso inutile. E dal 2008 al 2014 la produzione di libri di cucina è aumentata del 70 % (per cento). Ma perché questa ossessione? A dare una risposta prova Elena Kostioukovitch con il suo saggio « Perché agli italiani piace parlare del cibo?« , un saggio corposo, divertente, concreto, estremamente colto e profondo. Non si tratta di un libro « di cucina », intendiamoci: le ricette sono raccontate, e mai spiegate per filo e per segno. La Kostioukovitch  sembra interessata alla cultura e alle narrazioni che si muovono intorno alla tavola almeno quanto ai piatti che sulla tavola si posano.

Perché agli italiani piace parlare del cibo è un viaggio attraverso l’Italia da nord a sud: ogni regione un capitolo, e molti racconti. Dei marinai liguri che, dopo mesi in mare a mangiar merluzzo, desideravano focacce e cibi di terra; dei calabresi scorbutici che continuano a coltivare e cucinare quelle melanzane che fino alla fine dell’Ottocento erano considerate responsabili di pazzia e disordini psichici (mentre oggi sappiamo che, al massimo, aiutano a combattere la cellulite); dei virtuosi intellettuali a cui era affidato il fondamentale compito di tagliare la carne destinata al banchetto della corte estense, nella Ferrara del Cinquecento. Perché parlare di cucina significa riscoprire una storia, un Paese che forse abbiamo in parte dimenticato. Un’Italia unita proprio dalla sua diversità. « Incontrare la cucina italiana, scrive Umberto Eco nell’introduzione, vuol dire scoprire la differenza abissale, non solo di linguaggio, ma di gusti, mentalità, estro, sense of humour, atteggiamenti di fronte al dolore e alla morte, loquacità o silenzio, che separano un veneto da un sardo ». Oltre a questa mappa geografico-culturale del cibo, Elena Kostioukovitch costruisce un piccolo catalogo di argomenti trasversali, capaci di attraversare le differenze regionali. Ad esempio, la fiducia (giustamente riposta) nella dieta mediterranea, il disprezzo per il junk food e la diffidenza verso gli ingredienti « di lusso », oppure la spietatezza nei confronti della pasta cotta anche un solo minuto di troppo. Un capitolo è dedicato, inevitabilmente, al rapporto tra cibo ed eros, e si chiude con un consiglio: per un appuntamento formale, scegliete un risotto; per l’amicizia, la pizza; e per l’amore, gli spaghetti. Ma questo lo sapevamo già, da Lilli e il Vagabondo (La Belle et le Clochard…).

Del resto, non è la nostra antica lingua stracolma di espressioni riconducibili al cibo? Se avete mai reso pan per focaccia a qualcuno, o avete messo troppa carne al fuoco durante una riunione di lavoro, sapete già di cosa si sta parlando.

Articolo di Michele Serra



Per approfondire, rispondi alle domande seguenti e contattaci per avere le risposte!

  • In che senso Perché agli italiani piace parlare del cibo ? non è un libro di cucina ? Cos’è allora ?
  • Cosa vuole sottolineare Umberto Eco nell’introduzione ?
  • La dieta mediterranea è vista in senso positivo ?
  • L’autrice dà dei consigli di cucina ?

 

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