Articolo – Intermedio B1 – Il congiuntivo con i verbi di opinione, speranza, dubbio e felicità al presente congiuntivo – Giorgio Armani vede nella pandemia del Covid-19 una preziosa occasione di aggiustare quello che non va, di ritrovare una dimensione più umana, anche nella moda. La sua lettera al mondo della moda è per noi anche l’occasione di capire come funziona il congiuntivo retto da verbi di opinione e non solo. Focus lessicale sull’espressione “Basta!”, come e quando si usa.
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Giorgio Armani, la lettera al mondo della moda: “Io non voglio più lavorare così, è immorale. È tempo di togliere il superfluo e ridefinire i tempi”
“Il declino del sistema moda, per come lo conosciamo, è iniziato quando il settore del lusso ha adottato le modalità operative del fast fashion con il ciclo di consegna continua, nella speranza di vendere di più… Io non voglio più lavorare così, è immorale”. Inizia così la lettera scritta da Giorgio Armani : una road map per ripartire quando l’emergenza coronavirus finirà e ci sarà bisogno di ripartire dalle priorità, rallentare i ritmi forsennati che il fashion system ha avuto in questi anni. Nel mese di marzo le imprese italiane della moda si sono viste azzerare i fatturati, con la merce bloccata nei negozi chiusi almeno fino al prossimo 4 maggio, e le stime di Federazione Moda Italia fanno prevedere un calo di almeno il 50% degli incassi per il 2020 motivo per cui – dopo aver riconvertito le produzioni per fare camici e mascherine – bisogna ripensare a come ripartire.
“Non ha senso che una mia giacca, o un mio tailleur vivano in negozio per tre settimane, diventino immediatamente obsoleti, e vengano sostituiti da merce nuova, che non è poi troppo diversa da quella che l’ha preceduta. Io non lavoro così, trovo sia immorale farlo – scrive Armani -. Ho sempre creduto in una idea di eleganza senza tempo, nella realizzazione di capi d’abbigliamento che suggeriscano un unico modo di acquistarli: che durino nel tempo. Per lo stesso motivo trovo assurdo che durante il pieno inverno, in boutique, ci siano i vestiti di lino e durante l’estate i cappotti di alpaca, questo per il semplice motivo che il desiderio d’acquisto debba essere soddisfatto nell’immediato – prosegue lo stilista -.
Chi acquista i vestiti per metterli dentro un armadio aspettando la stagione giusta per indossarli? Nessuno, o pochi, io credo. Ma questo sistema, spinto dai department store, è diventato la mentalità dominante. Sbagliato, bisogna cambiare, questa storia deve finire. Questa crisi è una meravigliosa opportunità per rallentare tutto, per riallineare tutto”.
“Basta spettacolarizzazione, basta sprechi. Da tre settimane lavoro con i miei team affinché, usciti dal lockdown, le collezioni estive rimangano in boutique almeno fino ai primi di settembre, com’è naturale che sia. E così faremo da ora in poi. Questa crisi è anche una meravigliosa opportunità per ridare valore all’autenticità: basta con la moda come gioco di comunicazione, basta con le sfilate in giro per il mondo, al solo scopo di presentare idee blande. Basta intrattenere con spettacoli grandiosi che oggi si rivelano per quel che sono: inappropriati, e voglio dire anche volgari. Basta con le sfilate in tutto il mondo, fatte tramite i viaggi che inquinano. Basta con gli sprechi di denaro per gli show. Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma ci offre la possibilità di aggiustare quello che non va, di ritrovare una dimensione più umana… Questa è forse la più importante lezione di questa crisi”, conclude lo stilista.
Adattato da ‘Il fatto quotidiano‘
- Comprensione – Vero o Falso?
GRAMMATICA – In questa scheda presentiamo il congiuntivo con i verbi di opinione, volontà, speranza, dubbio e felicità, eslusivamente al presente congiuntivo (contemporaneità tra la frase principale e la secondaria):
Osserva queste frasi tratte dal testo:
Frase principale (Indicativo presente) |
Frase secondaria (Congiuntivo presente) |
Trovo (che) | sia immorale |
Credo nella realizzazione di capi d’abbigliamento che | durino nel tempo |
Trovo assurdo che | durante l’inverno ci siano i vestiti di lino |
Il congiuntivo si usa in frasi subordinate (quasi sempre introdotto da «che») che esprimono :
• Un’opinione (credo che; penso che; ritengo che; trovo che; immagino che; ho l’impressione che;)
– Credo che Antonio abbia un problema di lavoro;
– Ho l’impressione che Antonio sia preoccupato per il lavoro;
– “Trovo assurdo che durante l’inverno, in boutique, ci siano i vestiti di lino”;
• Volontà, desiderio (voglio che; desidero che; preferisco che;)
– Desidero che tutti siano felici;
– Preferisco che a parlare con il direttore vada tu;
• Speranza o paura (spero che; mi auguro che; mi aspetto che; ho paura che 😉
– Spero che domani faccia bel tempo;
– Mi auguro che Antonio superi l’esame;
– Ho paura che Antonio non possa venire a cena da noi stasera;
• Dubbio, irrealtà (non sono sicuro che; dubito che;)
– Dubito che Antonio venga a cena da noi stasera;
– Non sono sicuro che Antonio passi l’esame, non ha studiato abbastanza!
• Felicità, contentezza, dispiacere (sono felice che; sono contento che; mi fa piacere che; mi dispiace che;)
– Sono felice che Antonio venga a cena da noi stasera;
– Mi dispiace che Antonio non possa venire a cena da noi stasera;
LESSICO – Basta! Basta usato come come esclamazione, per reclamare, domandare con forza la cessazione di qualche cosa:
Basta + nome -> ‘Basta spettacolarizzazione, basta sprechi’
Basta + con + nome -> ‘basta con la moda come gioco di comunicazione, basta con le sfilate’
Basta + verbo all’infinito -> ‘Basta intrattenere con spettacoli grandiosi’
Attenzione!
‘Basta’ usato in modo assoluto ed impersonale significa ‘è sufficiente’, ‘non è necessario di più’:
Ad esempio: ‘basta la buona intenzione’; ‘a mio figlio non basta mai nulla’; ‘la farina non basta a fare la torta’; ‘basta poco per vivere’; ‘il cibo basta per tutti’;
l’espressione puo’ essere al plurale: ‘non bastano le buone intenzioni’; ‘la farina e lo zucchero non bastano a fare la torta’;
Nelle ricette di cucina è spesso usata l’espressione ‘quanto basta’ = la quantità necessaria di un ingrediente e non di più;
nei libri di cucina questa espressione è spesso abbreviata con ‘qb’, ad esempio: ‘sale qb’.