Lettura di livello C1 – L’Italia è il paese a detenere la percentuale più alta di beni iscritti al Patrimonio Mondiale dell’Umanità. I muretti a secco fanno parte di una tradizione che riguarda tutta la Penisola e sono stati iscritti nel 2018 tra i beni immateriali Unesco. Questo articolo vi spiega perché e vi invita a conoscere meglio questa tradizione italiana. Alla fine troverete un esercizio di comprensione e un focus grammaticale sul passivo.
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L’UNESCO ha iscritto « L’arte dei muretti a secco » nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’Umanità in quanto rappresentano « una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura ». La notizia è stata data con un post sul profilo Twitter dell’organizzazione.
Nella motivazione dell’Unesco si legge: « L’arte del dry stone walling riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra a secco. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese ».
« Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica usata è in una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica e adattata alle particolari condizioni di ogni luogo » in cui viene utilizzata, spiega ancora l’Unesco. I muri a secco, sottolinea l’organizzazione, « svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura ».
Tra le regioni italiane promotrici della candidatura c’era la Puglia, per tutelare una tradizione che unisce in pratica tutta la Penisola e ha i suoi punti forti nella Costiera amalfitana, a Pantelleria, nelle Cinque Terre e in Puglia nel Salento e nella Valle d’Itria. Si tratta di una tecnica millenaria che ha avuto nel corso della storia e a seconda delle regioni utilizzi diversi.
Soprattutto nelle zone costiere e nelle isole italiane i muri a secco sono così comuni che spesso si dimentica la loro importanza storica e sociale. In Puglia, per esempio, ci sono i muretti risalenti all’epoca dei messapi, quelli patrizi che svolgevano il compito di delimitare tenute e poderi, quelli del volgo, costruiti dallo stesso contadino a delimitazione della piccola proprietà.
In Liguria i muri a secco sono parte integrante delle tecniche agricole dei terrazzamenti, per cui servono a proteggere le porzioni di terreno ricavate dai pendii. In altre zone il muro a secco, specie sui litorali marini, serve a difesa delle colture dagli agenti atmosferici.
I muri a secco stanno però scomparendo, per la mancanza di manodopera specializzata e perché l’agricoltura meccanizzata li vede come un ostacolo. La perdita dei muretti a secco non significa però soltanto la cancellazione di una testimonianza della nostra storia. La scomparsa o la rarefazione di queste costruzioni incide negativamente sul paesaggio e sull’ambiente. Nei muri a secco sopravvive infatti una ricca fauna e flora, sono inoltre un importante elemento di diversificazione ecologica e del paesaggio.
« È la seconda volta, dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, che viene attribuito questo riconoscimento a una pratica agricola e rurale – ha commentato il ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio – . Ancora una volta i valori dell’agricoltura sono riconosciuti come parte integrante del patrimonio culturale dei popoli. I nostri prodotti agroalimentari, i nostri paesaggi, le nostre tradizioni e il nostro saper fare sono elementi caratterizzanti della nostra storia e della nostra cultura.
Articolo di Cristina Nadotti – Adattato da Repubblica
Esercizio di comprensione: Vero o Falso?
Focus grammaticale : un altro modo di esprimere il passivo.
Come già sapete, il passivo in italiano si costruisce con il verbo essere e il participio passato del verbo principale. Ecco due esempi all’indicativo :
- La festa di stasera è organizzata da Maria.
- Gli articoli sono stati scritti dal redattore.
Non dimenticate l’accordo tra il soggetto e il participio !
Ovviamente l’ausiliare si può esprimere in altri tempi e modi:
- La festa di ieri era stata organizzata da Maria.
- L’esercizio sarà corretto dal professore.
- Le condizioni sarebbero aggravate dalla crisi economica.
- Pensavo che la riunione fosse stata cancellata dal direttore.
Ora analizziamo alcune frasi del testo :
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La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica e adattata alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata.
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È la seconda volta che viene attribuito questo riconoscimento a una pratica agricola e rurale.
Forse non sapevate che il verbo venire può sostituire l’ausiliare essere per rendere la frase più dinamica. Attenzione, solo quando il tempo della forma attiva è semplice.
Esempi :
Forma attiva : Maria organizza la festa
Forma passiva : La festa è organizzata da Maria / La festa viene organizzata da Maria
Forma attiva : Il professore correggerà l’esercizio
Forma passiva : L’esercizio sarà corretto dal professore / verrà corretto dal professore