LA LÒLZA – Imperfetto – Lettura con esercizio interattivo – Elementare A2

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Imperfetto – Lettura con esercizio interattivo – Elementare A2 – Una lettura piacevole e utile per far pratica con il tempo Imperfetto, imparare a raccontar ‘vecchie storie’ al passato e familiarizzarsi con le espressioni e il lessico legati alla montagna. Buon divertimento!

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LA LÒLZA

Quand’ero piccola, sulle ginocchia del mio papà, ascoltavo le storie della sua infanzia. Quella più raccontata riguardava il trasporto del fieno o della legna dalle baite sui pascoli a circa 2000 metri, fino al paese dove si passava l’inverno durante la stagione fredda.
Nelle famiglie, che allora erano numerose, collaboravano tutti i membri, ognuno aveva il suo lavoro. Gli inverni erano nevosi. Non era insolito infatti trovare cumuli di neve che arrivavano oltre le ginocchia.
In una giornata come questa dove nevica da 24 ore, i compiti che tutti dovevano svolgere all’interno della famiglia erano diversi. Mio padre mi raccontava infatti che quando la neve era così abbondante si poteva finalmente utilizzare la slitta che in dialetto si chiamava Lòlza, adatta per trasportare a valle i vari raccolti dell’estate e quelli dell’autunno, diversa dallo slittino usato per divertirsi e per spostarsi.

Diceva che il primo viaggio era sicuramente il più difficile e anche il più faticoso perché bisognava comprimere la neve per rendere duro il fondo e creare la pista per poter poi scendere più facilmente. Una volta caricato il fieno o la legna, si iniziava a sistemare il carico e il peso. Sul percorso c’erano anche dei tratti pianeggianti e le corde non erano sempre abbastanza lunghe per gestire la Lolza, soprattutto nei lunghi pendii dove bisognava correre, ma dove ci potevamo anche divertire un mondo.

Le discese erano impegnative poiché c’era il rischio di far saltare il carico fuori dalla pista e questo creava molti problemi: il recupero del materiale e la perdita di tempo. Anche perché avevamo soltanto le ore di luce a disposizione.
C’era molta povertà e usavamo scarpe malandate, scucite, sicuramente di terza mano e vestiti di panno pesante che però proteggevano.
I fratelli più grandi erano quelli che stavano davanti alla slitta perché erano più esperti per mantenere la giusta traiettoria mentre i piccolini stavano dietro e si assicuravano di non perdere il carico.
Tutto questo si faceva nelle ore centrali della giornata, perché all’alba c’era il rito della messa, poi la scuola, il rientro a casa con un pranzo veloce e sicuramente povero, spesso a base di patate e polenta, e poi tutti andavamo a lavorare.
In questa giornata nevosa e silenziosa, questo ricordo è molto presente in me, col pensiero a chi oggi non c’è più…

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Esercizio 1 – Comprensione

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